domenica 29 marzo 2009

Rete e politica, un rapporto poco chiaro

Prendo spunto da un articolo uscito sul settimanale Nòva (Sole24Ore) per parlare di un tema su cui riflettere, tanto grave quanto sottovalutato dai media, almeno nel nostro paese. Tema che serpeggia tra blog e riviste di settore: l'imposizione, operata dal nostro e da altri governi, di regole e progetti pericolosamente ambigui per "imbrigliare il web".
L'ultimo di questi provvedimenti è la proposta di legge dell'onorevole Lorenzin (Pdl) che introdurrebbe il reato di "istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l'anoressia". Eticamente niente da ridire su una tale proposta, ma secondo quanto specificato, è perseguibile con condanne fino ad un anno di reclusione, semplicemente chiunque "osi discutere" di anoressia in rete in maniera eticamente discutibile. Libertà di parola e di opinione negata? Anonimato in rete in pericolo?
Andiamo avanti.
È invece del senatore D'Alia (Udc) un articolo contenuto in un decreto (che parla di tutt'altro) , che consentirebbe in certi contesti e senza troppe discussioni, la chiusura di YouTube e Facebook in Italia (appellandosi alla necessità di "combattere" la comparsa di gruppi pro-mafia o fanclub di Riina, a mio giudizio semplici fenomeni goliardici e privi di logica).
Una proposta di legge mascherata come "antipedofilia", viene dall'on. Gabriella Carlucci, che di fatto escluderebbe l'anonimato in rete per fini di altro genere, ad esempio per combattere la violazione al diritto d'autore (p2p e similari). Per l'onorevole sarebbe dunque "normale" che la sua proposta sia ispirata dagli industriali dell'intrattenimento (Nome e cognome: Davide Rossi, presidente di Univideo).
La lista di provvedimenti, scritti con superficialità, in poche righe insufficienti per trattare argomenti di tale complessità (ricordiamoci che Internet è un vero e proprio "mondo parallelo" autoregolato), andrebbe avanti a lungo e con nomi come Barbareschi, Sarkozy, ecc.
Provvedimenti che, con l'intenzione di rendere il web un posto migliore e più salubre, di fatto nascondono le mire di controllo della rete da parte dell'industria multimediale.
Francia e Italia seguono la linea dura, con provvedimenti ambigui e volutamente superficiali, mentre nel frattempo i providers Norvegesi hanno firmato un patto sulla neutralità della rete, impegnandosi a non discriminarne il traffico in nome della stessa libertà di opinione e della privacy degli internauti che invece a noi inizia ad essere NEGATA.
...meditate gente, meditate...

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